PROPAGANDA E ANTIPROPAGANDA. IL CASO FORLÌ
Un “divertente” esempio di antipropaganda antifascista
Si può tentare, in Italia, di far “sparire” una città di oltre centomila abitanti, per di più capoluogo di provincia?
La domanda è provocatoria, ma la realtà lo è forse ancora di più… perché il tentativo è stato fatto davvero!
Ma andiamo con ordine.
LA PROPAGANDA FASCISTA
L’efficacia e la capillarità della propaganda fascista sono note.
Lo stesso luogo di nascita del Duce, Predappio, divenne fonte di radicali interventi urbanistici, nonché meta di pellegrinaggi, sia spontanei sia organizzati dal Regime. I documenti ci raccontano perfino di donne che, in procinto di partorire, si sono trasferite momentaneamente a Predappio, magari da Roma, per dare alla luce il proprio figlio nel “paese del Duce”!
Allo stesso modo, anche la vicina città di Forlì diventò ben presto nota, in Italia e nel mondo, come “la città del Duce”. Ed anche a Forlì il fascismo volle intervenire.
Ad esempio, la prima stazione ferroviaria, posta in corrispondenza del centro storico, venne chiusa, per inaugurarne un’altra in una zona più libera. Lo scopo era quello di permettere agli architetti del Regime di costruirle di fronte un largo e lungo viale, alberato e con controviali, una specie di percorso trionfale, “Viale Benito Mussolini” ovviamente. Altrettanto ovviamente, oggi ha cambiato nome, diventando il “Viale della Libertà”,nel senso che “ci siamo liberati” di Mussolini!
Percorrendo il Viale Mussolini in direzione di Predappio, il pellegrino fascista, dopo essere
passato davanti alla Casa del Balilla poi della GIL(all'interno della quale era stata posta anche la cappella-memoriale di Arnaldo Mussolini), poteva giungere - non a caso - nel Piazzale della
Vittoria, dove sorge il Monumento di Cesare Bazzanialla Vittoria della Prima Guerra Mondiale, monumento inaugurato personalmente da Mussolini nel 1928 e da lui dedicato anche “ai Martiri della Rivoluzione Fascista”. Sulla stessa piazza siaffacciava, e davanti ad esso ancora oggi si può vedere la statua di Icaro dedicata a Bruno Mussolini, il Collegio Aeronautico, monumento invece alla modernità del fascismo, che cercava sempre di collegare il mito del futuro al mito dell’eredità storica, in particolare romana.
Si sa, del resto, che Mussolini teneva particolarmente ad essere riconosciuto come l’ultimo discendente della romanità: continua era l’insistenza sul rapporto stretto tra Roma ed il fascismo, tanto che anche l’archeologia vide all’epoca un notevole sviluppo, appunto allo scopo di meglio far conoscere le glorie italiche.
Meno noto è che perfino la geografia venne impiegata nel tentativo di collegare Mussolini con Roma. Infatti, tra i problemi, alcuni dei quali anche grandi, lasciati in sospeso dai governi liberali del Regno d’Italia, ce n’era uno, in sé piccolo, diordine amministrativo: ridefinire in maniera più rispettosa dei confini naturali gli ambiti territoriali delle province di Forlì e di Firenze, dato che quest’ultima comprendeva parecchi comuni della Romagna (la cosiddetta Romagna toscana).
Così, nel 1923, si decise finalmente di far rientrare l’intero circondario di Rocca San Casciano nella provincia di Forlì, con innegabili vantaggi per gli abitanti (non solo Forlì, da quella zona, è più vicina di Firenze, ma inoltre, per andare nel capoluogo, non si dovevano più valicare gli Appennini), ma soprattutto, che è quel che interessa il nostro discorso, con il conseguente spostamento dell’area delle fonti del Tevere dalla Provincia di Firenze a quella di Forlì.
Ed ecco il risultato: come il Tevere nasce, piccolo ed oscuro, nel forlivese, e diventa il grande fiume di Roma, così Benito Mussolini nasce, da famiglia piccola ed oscura, sempre nel forlivese, e diventa Duce del Fascismo e Capo del Governo dell’Italia, a Roma. Un capolavoro geografico-propagandista!
L’ANTIPROPAGANDA ANTIFASCISTA
Di contro, non si è ancora considerata a fondo, invece, quella che si potrebbe chiamare l’antipropaganda antifascista.
Qui vorrei proporre un singolo caso…